Immagina il letargo dell’orso bruno:
una bella tana tiepida, un giaciglio comodo e lui, l’orso, che dorme beato; ogni tanto cambia posizione, si gratta la pancia piena del cibo accumulato tra primavera e autunno, apre un occhio, si lecca il naso ancora freddo (segnale che non è ancora arrivato il momento di svegliarsi), si gira su un fianco e torna a sognare miele, salmoni e orsacchiotte sexy. Non male.
Il tuo letargo, amico subacqueo, è tutta un’alta cosa. Il tuo letargo è saturo di sofferenza e insofferenze. È più o meno lungo, a seconda del tuo habitat e del tuo stoicismo, ma è sempre terrificante: col passare delle settimane, le branchie ti si seccano, le sopracciglia ti si uniscono a chiudere il terzo occhio, e tu sviluppi un odio crescente per i terricoli in genere, ma in particolare per l’omino delle previsioni del tempo: bassa pressione, basse temperature, venti gelidi dalla Siberia. Ma guarda con che faccia goduta lo dice, ‘sto fetente! Non lo vede come soffri?
Il racconto prosegue su Scubazone n.20: scaricatelo o sfogliatelo on line. Valentina Morelli, con il suo stile inconfondibile, ci racconta una subacquea vista dalla parte delle donne.
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