L’inizio di un nuovo anno è per molti un momento di riflessione importante, in cui si analizzano i successi e gli insuccessi dei 12 mesi appena trascorsi e si guarda con eccitazione e ottimismo al nuovo periodo che comincia.
Come confermano i dati sulle presenze estive e di Natale e Capodanno 2019, Sharm El Sheikh, è tornata a essere la meta preferita dai sub italiani in vacanza, durante tutto l’anno.
l ritorno a Sharm è naturalmente un segnale positivo per gli operatori turistici e per l’indotto, ma comporta anche la necessità di fermarsi a riflettere sull’impatto umano che numeri importanti hanno sulle risorse naturali uniche al mondo presenti in questa destinazione.
La responsabilità ambientale implicata nel proprio lavoro è chiara al Camel Dive Club & Hotel. “Già a metà degli anni Ottanta, quando il fondatore e tuttora proprietario egiziano Hesham Gabr muoveva i suoi primi passi nel turismo subacqueo, l’attenzione all’ambiente è sempre stata prioritaria”, ci dice Simone Pelucchi, responsabile del centro sub da più di vent’anni.
Non stupisce quindi che il Camel, assieme ad altri tre diving di Sharm, sia stato tra i 4 centri pilota per l’attuazione dell’iniziativa globale Green Fins in Egitto, il cui obiettivo è la divulgazione di standard di comportamento ambientale a protezione delle barriere coralline.
L’Egitto è il primo Paese africano e l’undicesimo al mondo ad adottare lo standard Green Fins, che gode del prezioso supporto dalle Nazioni Unite. Gli operatori che aderiscono al programma Green Fins possono contare su una rete di consulenti esperti che non solo valutano le misure pro-ambiente in atto, ma forniscono suggerimenti pratici e puntuali su come operare per ridurre l’impatto umano delle attività sub e snorkeling.
Quali sono gli aspetti più critici del turismo sub rispetto all’ambiente in Mar Rosso? E’ facile pensare subito, per esempio, agli scarichi delle imbarcazioni, alle procedure di ormeggio, alla quantità di subacquei o snorkelisti affidati ad ogni guida, ma c’è molto di più.
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