I pinna nera erano animali fortemente emotivi. Una volta tutto il gruppo si arrabbiò con me, e per alcune settimane mi accolsero prendendo a testate il mio kayak. Ma non li ho mai visti combattere tra loro. Penso che non siano territoriali, accoglievano i nuovi arrivati sempre con amicizia, mai con ostilità.
Un giorno una società di pesca da Singapore apparve e cominciò subito a pescarli e a tagliare loro le pinne. I miei squali fuggirono e anche quando qualcuno cominciò a tornare la loro comunità era distrutta. Ci vollero 2 anni perché i subacquei locali, con l’appoggio della pressione internazionale, ottenessero norme di protezione da parte del governo. Oggi la Polinesia Francese è il più grande santuario dedicato agli squali del mondo.
Durante questo periodo le mie vicende personali mi tennero lontano dai miei squali, e quando riuscii a tornare erano passati due mesi dalla mia ultima visita. Arrivata nella laguna mi fermai per bere, e una pinna nera apparve, poi altri, nuotando con movimenti sinuosi. Una femmina si strusciò contro la pagaia, e fu il segnale. Tutte iniziarono a turno a lasciarsi scivolare contro il kayak, la pinna dorsale fuori dall’acqua, premendo delicatamente e ripetutamente i loro corpi contro la barca. Io le accarezzavo al loro passaggio, rispondendo in modo istintivo a quello che poteva essere interpretato solo come un gesto affettuoso.
La differenza tra il reale comportamento degli squali e la loro terribile reputazione è esagerata, gli squali sono animali intelligenti con un ricco repertorio di comportamenti che è ancora incompreso e in larga misura sconosciuto. I subacquei, i soli a incontrarli nel loro ambiente naturale, hanno l’obbligo morale di battersi per la loro protezione contro la pesca insostenibile e soprattutto contro il commercio delle pinne di squalo, che sta portando molte specie verso l’estinzione.
Lascia un commento