L’ultimo anno e mezzo di pandemia ha lasciato segni profondi sia negli adulti che nei bambini, costringendo anche molti subacquei a rinunciare alle immersioni,sia per l’impossibilità a viaggiare che per il timore di condividere spazi angusti o, per esempio, di utilizzare attrezzatura a noleggio, con i relativi rischi legati all’igiene.
Sono numerosi, purtroppo, i genitori preoccupati per l’impatto che l’isolamento forzato e la didattica online hanno avuto sui propri figli in età scolare. Molti ragazzi infatti, abituati a praticare sport e attività culturali all’aria aperta, non sono riusciti a “riprendere il ritmo” serenamente, una volta che le restrizioni si sono allentate.
Pediatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, insegnanti e -semplicemente- altri genitori riportano un atteggiamento in generale meno gioioso e partecipativo nei ragazzi e ragazze che più di altri, per varie ragioni, mostrano di aver patito le conseguenze delle restrizioni legate al Covid.
Senza alcuna pretesa medica, è bene sottolinearlo, sembra che la subacquea, grazie alle proprie caratteristiche intrinseche, possa essere uno strumento molto utile per risvegliare nei ragazzi più sensibili la voglia di uscire allo scoperto, garantendo l’esigenza di stare da soli, ma allo stesso tempo di condividere con altri -adulti o bambini- la stessa esperienza.
Se le immersioni dalla barca destano preoccupazioni rispetto alla condivisione degli spazi, quelle da riva sembrano invece perfette per poter sollevare dal pensiero del contagio che, anche durante l’estate appena trascorsa, non ha abbandonato chi ha trascorso le vacanze in località di mare. Condividere con i propri figli un’esperienza subacquea, sia di corso che per chi ha già un brevetto, ha dei vantaggi anche nei casi di figli di genitori separati, per esempio.
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