Basta concentrarsi un attimo sui sentimenti di cui sopra per comprendere il significato di quella “biofilia” inevitabile quando ci si ritrova a curiosare nella vita, amandola. Anche Jacques Yves Cousteau, quando indossò la prima volta la maschera e guardò sott’acqua, provò qualcosa di simile restando per sempre rapito dalla dimensione acquatica. E fu amore per il mare, amore eterno. Ed eccomi anche io qui a condividere questo grande amore per il mare, da sempre presente nella mia vita. E son qui perché vorrei provare a raccontarvelo ancora una volta, ma in maniera diversa; ovvero provando ad analizzare sensazioni come lo stupore e la meraviglia, che nascono al cospetto delle diverse forme viventi, riflettendo su come può esplodere in noi quel senso di devozione sublime che, come diceva Darwin, porta la mente ad elevarsi.
Una delle fondamentali premesse quando ci si tuffa in questo percorso per anime sensibili e consapevoli è la distinzione tra ambienti animali e ambienti umani. Dobbiamo comprendere fin da subito che esistono tanti mondi diversi per ogni diverso gruppo animale e, per noi umani, esistono tutta una serie di mondi invisibili, praticamente sconosciuti. Spesso siamo a considerare come unica realtà quella da noi percepita e a vivere come se l’unico mondo reale fosse quello umano. In pratica però le cose non stanno affatto così, ma siamo talmente presi dal nostro fare che dei mondi degli altri viventi ci interessa ben poco (in realtà siamo diventati così egoisti che neanche la realtà dei nostri simili ci interessa più). Questo è un punto necessariamente da superare. Specialmente sott’acqua. Osservare una specie in natura, classificarla e imparare il suo nome, incontrarla e fotografarla, non significa assolutamente conoscerla. Conoscere un ecosistema, le specie che ne condividono gli spazi, i meccanismi funzionali e il comportamento animale, è ben altra storia; e potrebbe essere il valore aggiunto che trasforma le nostre immersioni, facendoci sentire parte integrante della biosfera e non soltanto semplici spettatori a caccia di immagini mordi e fuggi.
L’articolo completo è su ScubaZone n. 64
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