E’ il pesce gatto marino. Lo ha scoperto di recente un gruppo di ricercatori, il cui lavoro è stato pubblicato dalla rivista Science.
Andiamo con ordine: il pH è una misura del grado di acidità di una soluzione. L’acqua distillata ha pH 7 (neutro). Valori inferiori a 7 indicano un ambiente acido, valori superiori un ambiente basico. L’acqua di mare ha un pH generalmente attorno a 8,2 (in diminuzione per via dell’anidride carbonica prodotta in eccesso dalle combustioni, ma questo è un altro discorso).
Ora, il problema era come facesse il pesce gatto a localizzare le proprie prede, vermi e crostacei, sotto la sabbia. Guardandolo vediamo che usa i barbigli, ma a cosa fossero sensibili i barbigli non si sapeva. All’odore della preda? Al suo gusto?
Ebbene, quando il verme sotto la sabbia respira, emette anidride carbonica (CO2), che ristagna nell’ambiente della sabbia e fa abbassare il pH. I sensibilissimi baffi del pesce gatto registrano un abbassamento minimo del pH, che vuol dire che una preda sta respirando… e scatenano l’attacco. Esperimenti in acquario hanno dimostrato che questi pesci si accaniscono contro tubi attraversati da una soluzione solo leggermente più acida dell’acqua di mare, mentre restano indifferenti davanti a vermi chiusi in una capsula di vetro: la vista non scatena l’attacco, ma ci vuole lo stimolo del pH.
Che permette al pesce di essere certo che la preda è freschissima: respira!
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