La pesca degli squali potrebbe portare rapidamente all’estinzione molte specie di questi magnifici animali, che si riproducono con un ritmo molto lento, raggiungono l’età feconda solo dopo decine di anni, partoriscono pochi piccoli, e in cambio sono attivamente pescati con sistemi come reti e palamiti capaci di uccidere migliaia di animali in un’unica azione di pesca.
Attualmente molte specie sono protette, molti governi vietano totalmente questa pesca nelle loro acque territoriali, ma l’esistenza stessa di Sea Shepherd ci dice che spesso i divieti sono aggirati. La globalizzazione, il miglioramento delle tecniche di pesca e la ricchezza maggiore di vaste aree mondiali comporta un incremento del fenomeno.
Scubazone si onora di ospitare sulle sue pagine chi si impegna sul campo, senza condizionamenti politici o economici, per la salvaguardia di specie e ambienti minacciati. Pubblichiamo un’intervista con Andrea Morello, presidente di Sea Shepherd Italia.
Andrea, molta gente ignora del tutto che gli squali abbiano bisogno di protezione. Eppure Sea Shepherd si impegna da anni, tra le altre cose, nella lotta contro la pesca illegale degli squali. Andrea, vuoi riassumerci le fasi principali di questa lotta?
Siamo impegnati sul fronte degli squali da quasi 40 anni, da quando Paul Watson, il nostro fondatore, iniziò un’attività nelle acque del Pacifico orientale, tra le Galapagos, Isla Coco e Malpelo, in zone ben conosciute ai sub per la ricchezza delle loro acque. Parchi nazionali, zone protette, che attirano anche molti pescatori di squali, che sanno che lì troveranno facili prede.
Il motivo principale per cui si pescavano squali era il taglio delle pinne (finning), che poi erano vendute a prezzo elevato sui mercati di cultura cinese per preparare la famosa zuppa di pinne di squalo. Questa pesca ha portato all’uccisione di 100 milioni di squali all’anno nel 2017 e 2018, su scala mondiale, dato impressionante, che dovrebbe far ragionare la gente sul pericolo di estinzione di questi animali.
La campagna alle Galapagos è durata 8 anni. Abbiamo iniziato a combattere il finning con 1 nave che poi abbiamo donato al parco per permettere loro di intervenire direttamente.
Una parte molto importante delle nostre attività è stata l’educazione ambientale nelle scuole, che ci ha permesso di creare giovani difensori del mare, creando consapevolezza.
Lascia un commento