Può qualcosa di così lontano da te, qualcosa che non ti saresti mai immaginato di poter fare, un percorso che non avresti mai e poi mai pensato di percorrere, portarti infine benefici collaterali che possono migliorare la qualità della tua vita?
Me lo sono chiesta spesso negli ultimi mesi, e la risposta, neanche a dirlo, è sempre stata la stessa.
La subacquea, quel mondo che con me non era mai c’entrato nulla, ci era riuscita.
A farmi del bene, anche se indirettamente.
Fisicamente graziata fino a pochi anni fa da un metabolismo che mi permetteva di mantenere una forma decente nonostante qualche eccesso di golosità e una congenita antipatia per la palestra, mi sono invece ritrovata per la prima volta, a 37 anni appena compiuti, a sentirmi spesso fuori forma. Non parlo solo di rughe e smagliature, e di una pelle che non è più visibilmente elastica come un tempo, ma anche di stanchezza, stress e acciacchi che fino a qualche mese fa ritenevo esclusivo appannaggio di mia madre e della sua generazione.
“Claudia non hai più vent’anni” mi sono spesso sentita rispondere, ma non nego che la mia testa e il mio spirito di contraddizione abbiano fatto non poca fatica ad accettarlo.
E così me ne stavo seduta 8 ore alla mia scrivania recitando il copione della donna in carriera che non ha tempo per la palestra, e allo stesso modo la sera non trovavo attività più gratificante e rilassante che stare seduta sul divano a guardare la televisione facendo finta di essere troppo stanca per svolgere qualsiasi tipo di esercizio fisico, anche il più banale.
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