Atollo di Fakarava, pass sud, un vecchio sogno sta per realizzarsi. Sono le 3 del pomeriggio, mi sto preparando per un’immersione di 24 ore a 20 m. Saluto i miei compagni: «A domani!».
Sono eccitato, ma anche preoccupato, di non farcela, di avere freddo, fame, di dover risalire prima del tempo. Problema che sarà irrilevante tra poche ore, in quanto sarò saturo di elio, se qualcosa dovesse spingermi a risalire ci metterei 6 ore. Via, si parte.
Il nervosismo iniziale mi ha fatto scordare quanto sono fortunato a essere qui, l’ansia cede il posto alla contemplazione. Una volta all’anno migliaia di cernie si riuniscono qui per la riproduzione e io avrò 24 ore per osservarle.
Le cernie, (Epinephelus polyphekadion) convergono verso la pass di Fakarava, la comunicazione tra atollo e oceano, dove le correnti cambiano direzione ogni 6 ore circa, in base al ritmo delle maree.
Vengono qui per riprodursi, per abbandonare le loro uova fecondate alla corrente, ma così facendo si espongono a un rischio: la forma a imbuto della pass è ideale per un agguato, e un predatore abbonda nelle acque della pass: lo squalo grigio Carcharhinus amblyrichos.
Sono sempre stato convinto del fatto che per capire la vita nel mare uno deve osservarla, a lungo. Il mio obiettivo è proprio di osservare, non di stabilire un record. Respiro un cocktail preparato apposta per me, fatto all’87% di elio e al 13% di ossigeno, che non danneggia i miei polmoni e mi permetterà, sostituendo dopo 18 ore l’elio con aria, di decomprimermi velocemente continuando il lavoro per le restanti ore.
Sono 18.000 le cernie che convergono qui per la riproduzione: solitarie tutto l’anno, una volta all’anno diventano sociali, con la luna piena di giugno cercano compagnia. E trovano 700 squali grigi ad aspettarle.
Di Laurent Ballesta
Traduzione e adattamento di Massimo Boyer
L’articolo completo, coll’emozionante racconto della notte degli squali, su Scubazone 39
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