Le acque portuali da sempre rappresentano un ambiente di studio importante per i biologi marini di tutto il mondo. Per quale motivo? Semplice. Un porto è un laboratorio a cielo aperto dove condurre ricerche oceanografiche, sedimentologiche, microbiologiche e tossicologiche, volte a comprendere gli effetti che elevate concentrazioni di inquinanti possono avere in un ambiente confinato, caratterizzato da bassi fondali, elevata torbidità, alto carico organico e variazioni importanti dei parametri chimico-fisici dell’acqua (temperatura, salinità, …), come quelle che potrebbero verificarsi in un futuro di grandi cambiamenti climatici e di aumento dell’antropizzazione delle coste. Da questo punto di vista, per i ricercatori marini, un porto è una finestra speciale per osservare ciò che in ambiente naturale si potrebbe verificare in tempi molto più lunghi, grazie alla capacità del mare di tamponare i cambiamenti.
Certo, difficilmente si pensa ad un porto per la ricerca zoologica, per la quale è preferibile (e decisamente più attrattivo) uscire in mare aperto! Tuttavia, le acque portuali riservano qualche sorpresa. Le caratteristiche ambientali intrinseche del porto mettono alla prova le comunità bentoniche e planctoniche con qualche vantaggio (per esempio grande disponibilità di materia organica) e numerosi svantaggi dai risvolti spesso imprevedibili e talvolta drammatici (per esempio repentini cambi di salinità, sversamenti di inquinanti, correnti torbide o importanti variazioni di temperatura). Non solo, i porti sono il più classico punto di ingresso di fauna aliena, veicolata dal trasporto navale. Molte specie aliene non riescono a resistere lungo le coste soggette a variazioni stagionali a cui non sono adattate o in assenza delle proprie prede naturali, ma al contrario prosperano nei porti dove i predatori sono meno numerosi, spesso si trovano in compagnia della propria risorsa trofica e percepiscono in misura minore la stagionalità mediterranea. Per la fauna e la flora autoctona, vivere in un porto pone molte sfide, è una vita al limite, e non tutti sono in grado di resistere. Tipicamente la diversità portuale è molto ridotta rispetto a quella del mare aperto, ma chi resiste, assume i contorni del supereroe in termini biologici!
Il supereroe indiscusso del Porto di Genova è certamente Leptogorgia sarmentosa, una gorgonia arborescente comune su fondali infangati tra 15 e 80 m di profondità. È probabilmente questa attitudine a vivere in ambienti naturalmente torbidi che la rende un candidato perfetto per colonizzare i porti. La sua presenza nel Porto Antico è rimasta nascosta ai più per diverso tempo, rimanendo confinata a circa 12 m di profondità in alcuni bacini distanti dai pontili più frequentati, ma nel 2015, un ragazzo appassionato di natura (Oscar Bava), camminando lungo il pontile a lato della Piazza delle Feste, sporgendosi dal corrimano, nota una cintura quasi continua color rosso acceso praticamente a pelo d’acqua. Si tratta di quella che poco dopo diventerà una stazione di campionamento fissa dell’Università di Genova e sede di una delle popolazioni più superficiali di gorgonie del mondo!
Lascia un commento