Isole Medes

Un parco che funziona (ma non per tutti allo stesso modo).

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La protezione della riserva marina delle isole Medes è iniziata oltre 25 anni fa. È tempo di bilanci, e in un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE vengono prese in esame le variazioni del pesce, considerando 6 specie tipiche e ricercate dalla pesca, quindi  ottime indicatrici di un effetto riserva: la cernia bruna (Epinephelus marginatus) , il dentice (Dentex dentex), l’orata (Sparus aurata), il branzino (Dicentrarchus labrax), la corvina (Sciaena umbra) e il sarago faraone (Diplodus cervinus).

Tutte le specie citate ovviamente sono più abbondanti all’interno della riserva che all’esterno. Ma gli effetti della protezione variano a seconda della specie. La cernia bruna e il sarago faraone (nelle foto) hanno avuto i maggiori benefici. Specie sedentarie e territoriali, hanno accresciuto gradualmente le loro popolazioni fino a raggiungere la massima capacità della riserva. Ma tendono a non spostarsi, quindi a non esportare molta biomassa verso le aree vicine. Tutt’al più giovani cernie hanno colonizzato nuove aree senza uscire dalla riserva.

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La popolazione del dentice è in recupero, anche se non è ancora arrivata al suo massimo livello.

La popolazione dell’orata invece, in controtendenza, è in diminuzione anche nella riserva.  Il motivo è nella pesca che continua fuori dalla riserva: l’orata in autunno migra e forma aggregazioni riproduttive, specialmente in un sito che si trova al di fuori dell’area protetta e che i pescatori conoscono benissimo…

Insomma, lo studio sottolinea che pesci longevi e pescati molto intensamente in passato possono recuperare, ma si tratta di un processo che richiede del tempo, e modifiche al piano iniziale sulla base di un monitoraggio attento.

 

Le isole Medes sono una meta selezionata da Kudalaut viaggi.

 

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