Trasmettere un’emozione, la veridicità della scena o l’onirica fantasia scaturita dalla visione, chi di noi non ambisce a ciò, è lo scopo per cui fotografiamo,
è il motivo per cui ogni domenica, carichi come sherpa c’immergiamo con mille aspettative.
Emozionati usciamo dall’acqua, bramosi di condividere la sera stessa sui social le nostre opere.
Affidiamo il giudizio ad un “like” a volte veritiero a volte di cortesia, ma quante volte siamo davvero soddisfatti del riscontro ottenuto? Perché la magia che ci ha stregati al momento del click è svanita?
La risposta è una sola: non siamo stati capaci di comunicare l’attimo, il linguaggio utilizzato non è chiaro, possiamo intuirlo, ma è disturbato da interferenze che persino noi che abbiamo eseguito lo scatto non sappiamo identificare.
La comunicazione visiva è un linguaggio per alcuni versi semplice e fluente, ma il più delle volte davvero ostico d’apprendere.
La composizione fotografica è la narrazione visiva. La composizione è la vera arte della fotografia.
La composizione va al di là dell’esposizione, non conta la fotocamera, siamo noi che facciamo la differenza, scegliendo dove, come e quando scattare. La macchina è un mezzo niente più.
Certo la composizione fotografica è fatta anche di regole basilari, non possiamo negarlo, ma è come ognuno di noi osserva il mondo che fa la differenza.
Gli interessantissimi articoli di Isabella Maffei sulla composizione sono su scubazone. Potete terminare la lettura di questo scaricando o leggendo on line scubazone n. 20, poi di sicuro vorrete passare ai successivi…
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