Chi è Luca Pedrali nella vita ordinaria?
Sono un imprenditore edile a tempo pieno ma, non appena ho un momento libero, mia moglie Nadia ed io, ci dedichiamo all’attività subacquea e speleosubacquea.
Primo tentativo o ce ne sono stati altri?
nel 2014 ho fatto un’immersione al fondo dell’Abisso Roversi nelle alpi Apuane, conosciuto ai più come la grotta più profonda d’Italia. Quello è stato il mio primo record italiano, mai nessuno si era immerso nel sifone terminale superandolo.
L’uomo e la tecnologia: quali sono i componenti più importanti per spingersi ‘oltre’?
Sicuramente una dose di rischio e azzardo non devono mancare, ma non sono sufficienti. Dietro ad ogni immersione estrema c’è un grande lavoro di preparazione tanto fisico quanto psicologico. Le tante esplorazioni in ambienti assolutamente insidiosi e al limite delle possibilità umane hanno forgiato il mio carattere. Dal punto di vista mentale mi basta ormai poco per concentrarmi sull’obiettivo.
La tecnologia aiuta sicuramente, ma è fondamentale un utilizzo continuo e non sporadico dell’attrezzatura. Io utilizzo il Rebreather dal 2006 e questo mi permette di conoscere fino in fondo la macchina e poter intervenire in caso di problemi. Molto spesso gli incidenti sono dovuti alla leggerezza con cui si affrontano le immersioni: la tecnologia non basta se l’uomo non la sa utilizzare.
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