Sono ormai lontani i tempi in cui era necessario prenotarsi con largo anticipo per un corso sub, a causa del grande numero di richieste. Ricordo che fra gli anni 80 e 90 più che ad una disciplina sportiva, i corsi sub erano equiparabili ad esercitazioni militari.
Quelli di primo livello duravano mediamente dai 6 agli 8 mesi, con sessioni teoriche e pratiche di apnea, ARA e ARO e al termine degli esami, che non tutti superavano, si usciva con una preparazione davvero di primordine.
Giungiamo agli anni 2000, con l’avvento delle didattiche internazionali che hanno rivoluzionato, nel bene e nel male, l’intero settore, favorendo l’esplosione del turismo subacqueo internazionale con Sharm El Sheik a guidare la cordata, dove per fare un’immersione bisognava fare la coda come al supermercato.
I Diving aprivano ovunque, faticando ad accontentare la clientela che d’estate si riversava a flotte per immergersi. Quindi un settore economico fiorente che ha stimolato le grandi case costruttrici ad investire grandi capitali nella ricerca e produzione di nuove mute e attrezzature subacquee, in grado di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione come, ad esempio, quella dell’immersione profonda.
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