Torno al Mediterraneo e alla sua situazione attuale, che noi subacquei abbiamo sott’occhio. Il bacino del Mediterraneo sta sperimentando l’impatto dei cambiamenti climatici più di altre aree del pianeta, per diverse ragioni: parliamo di un’area fondamentalmente chiusa, intensamente sfruttata rispetto ai suoli delle regioni che si affacciano su questo mare, altamente urbanizzata e inquinata. Come risultato le temperature medie dell’intera regione del Mediterraneo sono aumentate di 1,4 °C rispetto all’era pre-industriale: 0,4° in più rispetto alla media globale.
Il che sembra poco, ma significa molto. Implica una profonda modificazione delle correnti marine, e come conseguenza della circolazione atmosferica, eventi estremi e catastrofici sempre più frequenti, aumento della siccità stagionale con ripercussioni sulla produzione agricola.
E la subacquea? Ci accorgiamo in immersione del cambiamento climatico in corso?
Un primo indizio potrebbe essere la presenza di inverni miti, con tante belle giornate, che ci permette di praticare il nostro hobby.
Un altro indizio. Provate ad osservare gli animali del mare, non notiamo niente di strano? Qualcosa che non avevamo mai visto prima… il riscaldamento delle acque provoca la risalita verso nord di specie che prima erano presenti in Mediterraneo ma limitate alle coste Nordafricane o dell’estremo Meridione d’Italia. Ha cominciato il Thalassoma pavo, o donzella pavonina. Negli anni ’80, quando imparavo a immergermi, si vedevano i primi esemplari a Portofino, ma era un avvistamento eccezionale, da sottolineare sul log book, per vederne tanti bisognava immergersi in Sicilia. Adesso è strano non vederla a Portofino, dove se il sub non si accorge della sua presenza è perché evita di osservare gli strati più superficiali della scogliera, quelli che il piccolo labride favorisce.
E dietro al Thalassoma altri animali amanti del caldo stanno risalendo lungo la penisola, pesci balestra, barracuda, pesci pappagallo, lo scorfano di Madera, qualcuno riconoscibile solo dagli specialisti, altri facili da individuare. Ai primi appartiene la bavosa africana, Parablennius pilicornis, dalla livrea che si presta a confusioni con altre specie, la cui espansione verso nord è stata velocissima negli ultimi anni. Quella delle foto è la bavosa africana, si riconosce per il disegno a nido d’ape che adorna sempre le guance, in tutte le forme cromatiche.
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