Identificazione del relitto dell’Andromeda

I retroscena che hanno condotto componenti delle Iantd Expeditions alla localizzazione e identificazione del relitto della torpediniera italiana Andromeda, affondata la notte tra il 16 e 17 aprile 1941 in Albania, nella baia di Valona.

andromeda

Lo studio del cannone 100/47 della OTO.

Studiando i piani costruttivi dell’Andromeda, notai che la torpediniera era dotata di tre cannoni da 100/47 mm, fabbricati a La Spezia presso lo stabilimento OTO Melara del Muggiano. Ne parlai con l’Ammiraglio Celeste, presidente dell’Associazione Amici del Museo Navale e della Storia della Spezia e dell’Associazione Venus, Archivio Fotografico Navale Italiano. L’Ammiraglio mi informò che un cannone 100/47 mm OTO, era ancora conservato nello stabilimento Leonardo Divisione Sistemi Difesa, ex OTO Melara Spa.

Un pomeriggio di novembre, l’Ammiraglio Celeste ed io varcammo la soglia dello stabilimento; l’ingegner Giuliano Franceschi, consigliere e membro del comitato scientifico dell’Associazione Museo della Melara e la dottoressa Alessandra Vesco, custode dell’archivio, ci stavano attendendo per farci visitare il 100/47 OTO, un cannone navale italiano, impiegato nel tiro antinave e antiaereo sulle unità di superficie e sottomarine della Regia Marina, durante la Seconda Guerra Mondiale. Fissai nella mente le parti principali, le linee geometriche squadrate dello scudo, i tratti dell’affusto e della bocca da fuoco.

La spedizione.

La spedizione salpò dal porto di Brindisi con destinazione Valona alle 23.30, ripercorrendo la rotta dei convogli italiani diretti in Albania. La spedizione era composta, oltre al sottoscritto, da Massimiliano Canossa videoperatore, Michele Favaron fotografo, Beni Haxhiaj fotografo esterni, Edoardo Pavia videoperatore, Mauro Pazzi fotografo, Igli Pustina responsabile organizzativo. A bordo del traghetto che ci stava accompagnando a Valona, non restava che raccogliere tutte le informazioni acquisite e condividerle con gli altri componenti della spedizione.

Seduti attorno ad un tavolo nel salone passeggeri, trascorremmo le prime ore di navigazione a studiare fotografie, documenti storici e disegni tecnici della torpediniera, per poi andare a coricarci nelle rispettive cabine solo a tarda ora, quando il nostro traghetto era già al centro del Canale d’Otranto.

L’articolo completo su Scubazone n. 44 

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