I pregiudizi sulle immersioni dalla riva

I pregiudizi associati alle immersioni da riva sono un luogo comune molto diffuso nella comunità subacquea. Alcuni sub, infatti, considerano le immersioni da terra una forma inferiore di immersione. Ma è davvero così?

Ingresso sub a Dahab1 rid

Sono tante le destinazioni che offrono siti di immersione spettacolari a poca distanza dalla costa, dove ci si può immergere dalle spiagge o dai pontili galleggianti di numerosissimi resort, ammirare la barriera corallina, ma anche stupendi relitti, già solo praticando lo snorkeling e l’apnea.

E’ interessante evidenziare che per gli apneisti, immergersi da terra è la norma più che l’eccezione, a tutte le latitudini e temperature.

Anche gli amanti delle immersioni notturne apprezzano molto le immersioni da riva, che non di rado regalano avvistamenti impensabili nello stesso sito durante le ore di sole.

Immergersi da terra però può essere anche molto faticoso e impegnativo, quindi non necessariamente l’ideale per sub principianti.

I sub tecnici, infatti, sono un’altra categoria che in moltissime mete non ha alcun bisogno di salire su una barca per accedere alle bellezze del mondo sommerso. I cenote messicani sono l’esempio più lampante di goduria subacquea via terra, così come il famoso sito del Blue Hole a Dahab, in Mar Rosso, tristemente noto per gli incidenti fatali intercorsi negli anni.

Spesso, inoltre, le immersioni da riva sono preferite alle escursioni in barca per ragioni di budget, in particolar modo nelle destinazioni dove è consentito immergersi autonomamente con un compagno, senza il supporto logistico di un centro sub.

Se queste considerazioni hanno messo in discussione i tuoi pregiudizi sulle immersioni da riva, ma anche se li hanno rafforzati, è comunque importante concentrarsi sugli aspetti da considerare quando ci si immerge da terra, soprattutto per coloro che non sono abituati a farlo.

Perché? Spesso chi è “contrario” alle immersioni da riva lo è per via di esperienze passate non particolarmente felici, dovute alla propria condizione più che all’area di immersione e alla organizzazione logistica in sè.

L’articolo completo è su ScubaZone 56

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