Nella seconda metà del 20° secolo, l’attività subacquea coinvolgeva prevalentemente soggetti maschi con particolare prestanza fisica, ma nel corso degli anni essa ha subito importanti processi di trasformazione. Oggi, infatti, le tecniche di addestramento e di immersione impostate sul divertimento ed il relax, assieme a migliori attrezzature dedicate a entrambi i sessi, mettono in condizione chiunque di avvicinarsi a questa affascinante disciplina sportiva.
Ciononostante la donna che si immerge porta con sé le proprie caratteristiche anatomiche e fisiologiche, generando una serie di miti che spesso si confondono con la realtà, e domande sempre più frequenti vengono poste al medico subacqueo, riguardanti eventuali limitazioni all’immersione imputabili a: caratteristiche fisiche e fisiologiche delle donne, mestruazioni, uso dei contraccettivi orali, protesi del seno, gravidanza e allattamento.
Rivolgiamo queste domande al Dr. Maurizio Schiavon, Responsabile della UOSD Servizio Attività Motoria – Medicina dello Sport dell’Ulss6 Euganea, il quale, attraverso una revisione della letteratura internazionale, ci permetterà di far luce tra miti e realtà.
Caratteristiche anatomiche e fisiologiche. Le donne presentano, rispetto ai maschi, peculiarità che offrono a volte svantaggi, altre migliori capacità. Ad esempio, possiedono ossa e superfici articolari più piccole che limitano il peso che possono portare ma, nello stesso tempo, grazie a un minor consumo d’aria, possono avvalersi di una bombola più piccola. Evidenziano una riduzione di alcuni parametri come volume toracico, respiratorio e cardiaco che implicano un impatto sull’immersione subacquea, una maggior suscettibilità al mal di mare, una più rapida acclimatazione e una migliore tolleranza del clima caldo-umido. Inoltre, più sottoposte a stress termico, le donne subacquee devono proteggersi in maniera efficace dal raffreddamento con un equipaggiamento adeguato.
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