Qualche anno fa, lessi un articolo, dove alcuni ricercatori del Museo Victoria di Melbourne in Australia descrivevano un singolare comportamento di un polpo della specie Amphioctopus marginatus, osservato lungo le coste dell’isola di Bali e nella zona nord dell’isola di Sulawesi, in Indonesia.
I ricercatori riportavano che questi particolari piccoli polpi, il cui corpo normalmente non supera gli otto centimetri, raccoglievano i gusci di noce di cocco, scartati e gettati in mare dalle popolazioni locali e disseminati sul fondo sabbioso, e li utilizzavano come strumenti di occultamento creando delle vere e proprie barriere difensive.
In seguito, questo comportamento era stato confermato da oltre 500 ore di filmati video su venti esemplari della stessa specie e la ricerca era stata pubblicata nel 2009 sulla rivista “Current Biology”. In questi filmati, si poteva osservare come questi polpi afferravano i gusci con i loro lunghi tentacoli, li trasportavano fino a 20 metri di profondità e poi li utilizzavano per nascondersi al loro interno. In alcuni casi, utilizzavano le due cavità di una noce cercando, con le ventose di chiuderle a sé, come un uovo; in altri casi, quando si spostavano in cerca di cibo, ne trasportavano una con sé a mo’ di ombrello, per l’eventuale accampamento notturno.
Lascia un commento