Alga tragica

Nome: Caulerpa cylindracea (anche nota come Caulerpa racemosa var. cylindracea)

Divisione: Clorofite (alghe verdi)

Prima segnalazione in Mediterraneo:  1991, Libia

Prima segnalazione in acque italiane:  1994, Livorno

Provenienza: dubbia (?)

 

Nome: Caulerpa taxifolia

Divisione: Clorofite (alghe verdi)

Prima segnalazione in Mediterraneo:  1984, Montecarlo

Provenienza: Acquario pubblico.

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Caulerpa cylindracea

 

Sappiamo che di solito i subacquei non amano le alghe, e per questo abbiamo ammucchiato le caulerpe assieme, in una sola uscita, per non annoiarvi troppo. Ma occhio, siamo in presenza di un essere che sta cambiando decisamente il paesaggio sommerso del Mediterraneo, che tutti come subacquei dovremmo cercare di conoscere meglio.

 

Le alghe verdi del genere Caulerpa sono strane alghe. La biologia ci insegna che le alghe sono piante primitive, senza fiori e senza organi come fusto, radici e foglie. Tutto vero, ma se non abbiamo con noi un microscopio, se noi guardiamo con la maschera da sub, le Caulerpa ci sembrano organizzate, con una sorta di fusto strisciante (stolone) da cui si originano dei rizoidi (pseudo-radici, che ancorano il tutto al fondo) e delle parti erette, con la forma e la funzione di foglie (fronde). Molto simile per noi a una pianta marina, come la posidonia.

 

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Caulerpa prolifera mischiata con Caulerpa cylindracea. Un paesaggio che cambia…

Sono strane alghe, con un grande potere di crescere e espandersi. Che sfruttano benissimo per invadere posti nuovi quando vi siano trasportate.

 

Caulerpa prolifera è la specie mediterranea, nativa. Non è di lei che vogliamo parlare qui.

 

Caulerpa taxifolia è diventata famosa negli anni ’80, quando, scaricata accidentalmente in mare da una vasca dell’acquario di Monaco, in pochi anni ebbe un espansione notevolissima lungo le coste di Italia, Francia, Spagna, Croazia, Tunisia, Turchia. Fu battezzata l’alga killer, sembrava che avrebbe distrutto gli ecosistemi mediterranei. All’espansione iniziale seguì un calo, al momento la specie esiste ancora in Mediterraneo dove è rara.Le foto sotto provengono dalle acque antistanti capo la Mortola, al confine tra Italia e Francia, e da Scilla (Calabria).

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Caulerpa taxifolia
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Caulerpa taxifolia

 

 

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Caulerpa cylindracea e Posidonia

Forse per reazione agli eccessi mediatici dell’alga killer, l’avvento di Caulerpa cylindracea è passato inosservato, e in pochi anni l’alga ha invaso grandissima parte dei nostri fondali, spesso cambiando decisamente il paesaggio ed affermandosi come una delle specie chiave. D’inverno le fronde regrediscono, ma il reticolo basale degli stoloni rimane e l’estate successiva ricomincia a crescere.

 

La provenienza della Caulerpa cylindracea è misteriosa. All’inizio si pensava che fosse entrata da Suez, ma in realtà analisi genetiche mostrano una grande vicinanza tra il ceppo ormai di casa da noi e la Caulerpa del sud-ovest dell’ Australia. Pare che il nucleo centrale dell’invasione provenga da lì, e sia stato trasferito attraverso l’acqua di zavorra delle navi o attraverso gli acquari. Non si può escludere del tutto che esistano degli ibridi con Caulerpe del Mar Rosso o dell’Atlantico.

 

MEDITERRANEO
distribuzopne di Caulerpa cylindracea

 

 

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Caulerpa cylindracea sulla madrepora Cladocora cespitosa

 

 

Caulerpa racemosa var. Lamourouxii è un altra specie presente in Mediterraneo, qui fotografata a Rodi.

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Caulerpa racemosa var. Lamourouxii

 

 

Identificazione. La forma delle fronde distingue bene le Caulerpa: a grappolo formato da palline in C. cylindracea, a rametto di conifera in C. taxifolia, a spuntone privo di ramificazioni laterali in C. racemosa var. Lamourouxii, ovale o ellissoidale nella nostrana C. prolifera.

Ecologia: Vivono in acque ben illuminate, si riproducono intensamente e si propagano per via vegetativa, colonizzando ampie superfici in poco tempo. Amano i fondali rocciosi ma non disdegnano la sabbia e si arrampicano anche sulla Posidonia. Aprite gli occhi, si vede bene anche facendo snorkeling.

Tutte le schede dei clandestini finora pubblicate.

  Massimo Boyer e Francesca Scoccia

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