Studiati i reef del Golfo Persico, nelle acque più calde del mondo.
Normalmente si ritiene che le madrepore vivano dove la temperatura dell’acqua superficiale oscilla tra 26 e 29°. Cali fino a 20° di solito sono ben tollerati, ma aumenti anche di pochi gradi della temperatura scatenano il fenomeno dello sbiancamento (bleaching): le microalghe che vivono in simbiosi nei tessuti dei coralli, nutrendoli attraverso la fotosintesi, vanno in crisi e vengono espulse (o si allontanano), lasciano i coralli soli, coi loro tessuti trasparenti sullo scheletro bianco di calcare, in crisi e affamati. Se l’episodio di sbiancamento è particolarmente lungo o intenso, può portare alla morte di vaste aree di reef.
Ma che succede nel Golfo Persico? qui le temperature delle acque superficiali sono le più calde del mondo, durante l’estate si arriva a 36 gradi. La zona non brilla per biodiversità, ma i coralli presenti vivono bene, e senza sbiancare.
In un articolo pubblicato dalla rivista Marine Pollution Bulletin gli scienziati raccontano come hanno stabilito culture dei tessuti del corallo, accorgendosi che in realtà ad essere speciali erano le microalghe simbionti: in diverse specie di corallo appartengono tutte ad un unico ceppo, che ha sviluppato una particolare tolleranza allo stress termico.
L’utilità di questi studi sta nell’aumentare la comprensione dei fenomeni che sono alla base del bleaching, in vista dell’aumento globale della temperatura degli oceani, che secondo le previsioni più nere potrebbe portare in poco tempo alla scomparsa del 50% dei reef su scala mondiale.
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