Per la ricorrenza del 30° anniversario dall’affondamento giornali e TV si sono scatenati dedicando importanti servizi al relitto più grande del Mediterraneo. Io stesso sono stato intervistato dal TG1 della RAI e da diversi media. Anche Scubazone ne parla e mi affida il compito perché ero presente. Da lontano avevo seguito l’incendio e l’agonia della superpetroliera. E pochi mesi dopo mi immersi per fotografare i sommozzatori che recuperavano dal fondale a ridosso della costa il petrolio semi-solidificato. Seguii anche le operazioni di taglio subacqueo delle sovrastrutture che avrebbero potuto nuocere alla navigazione. In seguito ho continuato a immergermi sulla Haven e ho all’attivo una ventina di tuffi e sempre per documentare con foto e video l’evoluzione della vita sul relitto.
Oggi, a trent’anni dalla tragedia, ricostruiamo la storia del più grande e affascinante relitto del Mediterraneo. Quando nel mese di aprile del 1991 al largo di Arenzano affondò, dopo due giorni d’incendio, la superpetroliera Haven si rischiò un gravissimo disastro ambientale nel caso si fosse riversato in mare tutto il petrolio greggio che era rimasto nelle stive al momento dell’esplosione. Prima la superficie, poi i fondali e infine le coste sarebbero state ricoperte dalla marea nera inevitabile in questo tipo di incidenti. Tutto faceva temere il peggio, anche considerando che la Haven era gemella di una serie di sei superpetroliere costruite fra il 1972 e il 1973, tutte nei cantieri Astilleros Espanoles di Cadice metà delle quali già coinvolte in terribili disastri. La “Amoco Cadiz” il 16 marzo ebbe un guasto al timone durante una violenta burrasca al largo della Bretagna, si spezzo e sparse in mare 230.000 tonnellate di greggio causando un disastro ambientale. L’11 marzo del 1980, al largo della Mauritania, esplose la Maria Alejandra. Il 3 aprile 1980, al largo del Senegal esplose la Mycene. Per comprendere meglio le cause dell’incidente abbiamo intervistato Eugenio Battaglia comandante della Haven dal 1 aprile 1975 al 1978. Ecco cosa ha raccontato. “La nave in effetti era nata un po’ disgraziata. Lo scafo era ottimo, ma il tallone d’Achille erano gli impianti elettrici. Era necessario tenere sempre gli occhi ben aperti per prevenire i problemi che spesso si verificavano. La Amoco si comportava seriamente e provvedeva tempestivamente alle sostituzioni dei pezzi e alle revisioni, finché la mise in disarmo nel 1982. Poi la Haven passò di proprietà alcune volte, fino al 1988, in marzo (mese micidiale per la famiglia di petroliere spagnole), quando subì un attacco missilistico dalla fregata iraniana Pasdaran mentre era rimorchiata verso Singapore per importanti lavori di riparazione.. Dopo quasi tre anni di lavori, a fine 1990, ottenute le certificazioni Classifica ABS e Life Extension ripartì per il Golfo Persico per l’armatore cipriota Ioannou con al comando Petros Grigorakakis.”
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