Underwater landscapes

Penso che un po’ tutti, all’inizio della “avventura” nel mondo della fotosub, avranno avuto modo di constatare i risultati scoraggianti che spesso si ottengono tentando di realizzare una immagine panoramica con ottiche di non adeguata focale ed in particolare affidandosi agli automatismi delle fotocamere digitali compatte.

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Entrando nel vivo del problema per prima cosa dovremo metabolizzare che l’orizzonte fotografico subacqueo, anche nelle migliori condizioni, si può estendere solo per pochissimi metri; dal momento che l’infinito numero di particelle invisibili ad occhio nudo, presenti nell’acqua (fitoplankton/zooplankton), crea un “effetto nebbia” che ad occhio nudo spesso non si percepisce, ma che poi le fotocamere registrano sul supporto sensibile e le immagini, conseguentemente,  appariranno piatte e senza profondità.

Fanno eccezione determinate situazioni di acque dolci (laghi alpini o risorgenze), dove l’acqua è praticamente pura.

Peraltro un ulteriore limite è determinato dalla poca penetrazione che ha in acqua la luce di tutti i tipi di flash, infatti anche i più potenti lampeggiatori professionali perdono la loro efficacia entro i due metri.

“Dulcis in fundo” la luce emessa dai nostri dispositivi di illuminazione, durante il percorso tra fotocamera/soggetto e ritorno perde “qualità”, per effetto dell’assorbimento selettivo dei colori.

Ma allora quelle bellissime e policrome foto che danno un senso di grande respiro scattate sott’acqua?

La risposta su Scubazone 41

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