Quando arriva l’estate penso sempre a loro: le cernie del Mediterraneo. Come faccio a non pensarci? Non posso, ne sono innamorato. Ricordo quando da piccolo ritagliavo le foto delle cernie dalle riviste per incollarle sulle agende dove scrivevo le prime esperienze di giovane subacqueo.
Ricordo quando imparai a memoria le fattezze estetiche di questo pesce e, da disegnatore, cominciai a creare tavole a matita o pastello con cernie del Mediterraneo. Disegnai cernie persino sui banchi di scuola, con la penna. Mi perdevo coi pensieri nel fascino che questo pesce esercitava su di me.
Oggi lo vivo da fotografo subacqueo naturalista, e soffro per la rarefazione della specie, per la pressione venatoria che ancora incide sulla specie stessa. A volte sono costretto a frequentare aree marine protette per vivere emozioni ravvicinate con le diverse specie di cernie.
Tra Ustica e Portofino, ho imparato molte cose osservando le cernie fiduciose e curiose in tante immersioni. Me le osservo anche in quei mari dove, per vari motivi, sono schive e attente all’uomo immerso. Uno spettacolo della natura che si esprime alla grande.
Quando arriva l’estate, le cernie si mettono in movimento per corteggiarsi. Pochi subacquei le osservano e si accorgono di ciò. Devi vivere sott’acqua per capire certe cose, frequentare il mare come la casa di amici cari dove andresti a parlare almeno tre volte a settimana. Ed è quello che faccio da anni: il mare è per me la casa di amici cari, un ambiente accogliente, ormai familiare, dove mi ritrovo con i pesci, dove con loro posso “parlare” in un certo modo, attraverso scambio di sguardi, attraverso la fotografia, in un dialogo di silenzi molto forti. Quando mi relaziono con le cernie devo essere solo. Per questo quando capito in qualche area marina, dove i diving di amici sono il mio supporto, mi stacco dal gruppo una volta in immersione.
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