I prefissi bio- e eco- meritano uno dei primi posti tra i più abusati di quest’inizio di nuovo millennio.
Guardatevi attorno: tutto è bio- oppure è eco-, a sottolineare un’attenzione verso il mondo vivente e verso l’ambiente che sovente è solo una maschera, un’etichetta, dietro alla quale non c’è un’offerta che ci dia realmente qualcosa in più, per lo meno che aumenti la nostra conoscenza e la nostra consapevolezza. A volte l’etichetta bio- o eco- nasconde realtà che sfruttano l’ambiente naturale senza proporre in cambio reali benefici. Ma come farà il consumatore a orientarsi nella selva delle proposte che lo bombardano, a capire come e dove poter effettivamente vivere un’esperienza eco-?
Nel nostro settore, dei diving center e del turismo legato alla subacquea (non mi voglio addentrare nel settore dei prodotti di consumo naturali, non ne usciremmo più) è tutto un fiorire di bio-diving e di eco-resort.
Come possiamo orientarci? Intanto che cosa significano i due prefissi? Bio- sta per biologia, o per biologico, e sembra porre l’accento sulla naturalità dell’esperienza proposta, non sofisticata, o sul suo valore scientifico. Eco- sta per ecologia o ecologico, e sottointende una maggiore attenzione verso i problemi dell’ambiente (eco deriva dal greco antico òikos, casa), e fa riferimento più specifico all’ambiente naturale, considerato come un tutto secondo un approccio olistico.
Un sistema può essere quello della conoscenza. Ci sono operatori che sono da tanto tempo sul mercato e che sono noti per offrire coscienziosamente programmi con un’autentica vocazione eco-. Ma questo ci porterebbe a escludere chi, pur essendo da poco sul mercato, è spinto da una sincera vocazione, e sono molti.
Recentemente, nel corso di un viaggio in Indonesia, ho visitato 3 strutture, su cui mi piace fare una riflessione proprio sotto questo profilo. Ne parlo in ordine di tempo, riferendomi al mio percorso.
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