Ogni volta che ricevo l’invito a una presentazione di un libro, con argomento l’affondamento della Paganini, avvenuto agli inizi del secondo grande conflitto mondiale, provo un forte emozione, poiché riaffiorano i ricordi di quando girovagavo lungo le coste albanesi, alla ricerca di notizie di relitti inesplorati.
Il mio interesse per la Paganini nacque nel 2008, quando venne pubblicato il libro dal titolo “Una storia nel cuore, l’affondamento della motonave Paganini” di Daniele Finzi, professore di Anghiari, in provincia di Arezzo. Il contenuto del libro ispirò le mie ricerche; prima quelle documentali presso l’Ufficio Storico della Marina Militare a Roma e poi quelle in mare al largo di Durazzo.
Nel marzo 2009, localizzai e identificai il relitto a tre miglia dall’imboccatura del porto, su un fondale di quaranta metri, grazie al contributo dell’amico Rizari e dei piani costruttivi della nave ricevuti dalla nota Associazione navimodellisti bolognesi, per il tramite dell’Ammiraglio Giuseppe Celeste. Al mio rientro in Italia, venni invitato dal professor Finzi a mostrare alcune immagini subacquee del relitto ad una platea composta per la maggior parte da congiunti di caduti e dispersi nell’affondamento, nell’ambito di una toccante presentazione nella splendida cornice di Palazzo Medici Ricciardi a Firenze.
Per completare l’opera di documentazione fotografica, l’anno seguente, organizzai una spedizione subacquea, alla quale parteciparono gli istruttori e subacquei IANTD e CMAS, Alessandro Boracina, Michele Favaron, Arian Gace, Mauro Pazzi e Igli Pustina.
A partire dal 10 giugno 1940, in concomitanza con la dichiarazione di guerra, la linea commerciale seguita dalla motonave Paganini venne sospesa e la nave, da allora, fu noleggiata dal Ministero Marina, per essere adibita al trasporto di truppe italiane dall’Italia verso l’Albania, nella fase organizzativa della guerra contro la Grecia.
Mario Cenni
Mio padre artigliere e Sergente Maggiore era su quella nave – cadde in mare perché nel momento della esplosione stava passeggiando sul ponte – la nave senza balaustra era piena di assi di legno e aggrappato ad una di esse rimase in mare per circa 3 ore fino a quando non fu avvistato e recuperato. il suo nome: CENNI VASCO classe 1911. (Sarei curioso di sapere se visionando il relitto è stato possibile stabilire la causa dell’affondamento, si è parlato di due possibilità; siluro o bomba a bordo.)