di Massimo Boyer
Andiamo con ordine e cerchiamo di definire intanto la “macro ambientata”. La tendenza corrente nella macrofotografia (macro per gli amici) è quella di stringere il campo attorno a un soggetto, isolandolo dal suo ambiente. Meglio, cancellando del tutto il suo ambiente. Di sicuro uno sfondo nero ci aiuta ad apprezzare bene i dettagli della struttura del nostro soggetto, chi non ha mai fatto ricorso a questa tecnica, magari cancellando col timbro clone qualche dettaglio indesiderato, scagli la prima pietra. Ma troppo nero stufa. Contro la tendenza a rinchiudere il nostro soggetto in un fascio di luce ristretto, che lascia davanti, dietro, attorno a sé solo il nero (snoot vari), a qualcuno è venuto in mente di aprire (il campo inquadrato, la fonte di luce… la mente) e di provare a fare una macro che inserisca l’animale, il soggetto, nel suo ambiente.
In fondo, se la fotografia deve raccontare una storia, e la fotografia naturalistica dovrebbe sempre raccontare qualcosa del soggetto, di come vive, di come si rapporta al suo ambiente, allora ben venga la nuova tendenza. Ambientare sia la parola d’ordine.
Leggete il resto di questo articolo su ScubaZone numero 29.
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