Il relitto del Rossarol

Un team di subacquei, grazie all’utilizzo dei trascinatori, ha svolto l’esplorazione di entrambe le parti del relitto, distanti tra loro oltre trecentotrenta metri al largo delle coste istriane.

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 Prologo. «Rossarol uno e Rossarol due – mi spiegò a fine giugno Andrea Grabrovic, descrivendomi su quali relitti avremmo potuto sviluppare l’addestramento del suo successivo corso trimix normossico – sono rispettivamente la prora e la poppa», precisò. Una volta rientrato al Diving Center Shark di Medulin, dove da qualche mese conducevo corsi tecnici, mi soffermai ad osservare la bacheca all’ingresso con i disegni dei profili delle immersioni proposte dal centro. «Due immersioni distinte – pensai – ma quanto distano tra loro i relitti?» chiesi a Davor, il titolare del centro. In breve mi era balenata nella mente l’idea di un’immersione singolare e, da lì a poco, avrei avuto una risposta.

Il Regio esploratore Cesare Rossarol. Appartenente alla classe «Poerio», la costruzione dell’esploratore leggero Rossarol iniziò il 30 giugno 1913 presso i cantieri Ansaldo e C. di Sestri Ponente. Fu varato il 15 agosto 1914 a Genova, entrò in servizio il 1° agosto 1915. Il Cesare Rossarol e le unità gemelle Alessandro Poerio e Guglielmo Pepe erano considerate le prime grandi unità siluranti. Classificati esploratori leggeri, erano in realtà grossi cacciatorpediniere, lunghi ottantacinque metri e larghi otto. Avevano un notevole armamento silurante, ma quando fu disposto che sarebbero stati impiegati come piccoli esploratori, fu aumentato l’armamento dei pezzi di artiglieria e il dislocamento a pieno carico raggiunse 1.235 ton. I «Poerio», progettati come cacciatorpediniere, imbarcarono quattro cannoni da 102 mm e otto tubi lanciasiluri. Trasformati in esploratori, l’armamento fu costituito da sei cannoni Terni da 102/35 mm, quattro impianti lanciasiluri binati, tipo De Luca per siluri da 450 mm e ferroguide per la posa di 42 torpedini tipo Bollo. Quando le unità entrarono in servizio non era previsto un armamento antiaereo. A seguito di ulteriori modifiche, dal 1917, le unità imbarcarono due mitragliere anti aeree Vickers da 40/39 mm e dal 1918 i cannoni da 102/35 vennero sostituiti con quelli da 102/45, di concezione più moderna. L’apparato motore era costituito da due gruppi di turbine tipo Parson sistemate in due locali separati, mentre l’apparato generatore di vapore era composto da tre caldaie a tubi d’acqua tipo Yarrow. Le eliche erano due, a tre pale, in bronzo del diametro di 213 centimetri. La potenza totale era di 24.000 h.p. con circa 585 giri delle eliche al minuto e sviluppava una velocità massima di circa 32 nodi.

Il resto su scubazone, nell’articolo di Cesare Balzi

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