Mar Rosso, Crociera dei Relitti a nord (parte I)

Subacquea… la passione che coinvolge tutti noi: noi che il blu non ci basta mai, che ne parleremmo sempre, che vorremmo sempre esplorare nuovi siti e che abbiamo perso di vista il confine che dalla passione ci porta alla patologia…

Il viaggio che faremo insieme oggi è una crociera subacquea, nelle strepitose acque del Mar Rosso, per esplorare i famosissimi relitti del nord.

Ghiannis D - ph. Mike Deaton
Ghiannis D – ph. Mike Deaton

Inizio subito con alcune notizie spicciole: si tratta di una crociera adatta a tutti i livelli, effettuabile tutto l’anno compatibilmente con le condizioni del mare ed è una tra le poche adatte anche ad accompagnatori non sub, che potranno godersi bagni e snorkeling su reef bellissimi e non si stresseranno con navigazioni interminabili. Le imbarcazioni utilizzate hanno ormai raggiunto livelli di comfort e sicurezza tali da costituire una valida occasione di vacanza anche per chi non pratica immersioni.

Esistono due diversi itinerari, uno con partenza da Sharm el Sheikh e il secondo da Hurghada, ed è proprio da qui che ci imbarcheremo.

La Marina di Hurghada merita alcune parole: nuova ed accogliente, ordinata e vivacissima con una moltitudine di locali sia caratteristici che di tendenza; in alcuni di questi la sera si può ascoltare ottima musica dal vivo, cenare egregiamente ed inebriarsi grazie ai profumi delle shisha.

Le acque del Mar Rosso, sappiamo, hanno rappresentato fin dai tempi più remoti una delle principali vie di comunicazione per molte civiltà che si svilupparono lungo le coste del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’Europa.

Alcune delle navi che trovarono sventura navigando in queste acque rappresentano oggi una attrattiva irresistibile per i subacquei appassionati di relitti e della loro storia.

Raggiungeremo quindi il fondale del reef di Abu Nuhas, poche miglia dall’isola di Gobal, dove giacciono affiancate 4 splendide navi affondate in varie epoche: il Ghiannis D., un  mercantile carico di legno imbarcato presso il porto di di Rijeka in Croazia, che partì per la sua ultima navigazione nell’aprile del 1983 per raggiungere lo scalo yemenita di Hodeida via Jeddah.

Purtroppo non aveva fatto i conti con la presenza del pericolosissimo reef di Abu Nuhas,  erroneamente segnalato sulle vecchie cartine nautiche. Fortunatamente, nonostante il forte impatto contro la barriera corallina, la nave non affondò immediatamente ma rimase incagliata con la prua sulla sommità del reef, dando la possibilità a tutto l’equipaggio di portarsi in salvo. Lo scafo rimase in balia delle onde che dopo alcune settimane squarciarono le lamiere, spezzando il Ghiannis in tre tronconi e facendolo scomparire completamente dalla superficie su un fondale sabbioso a -27 metri di profondità. L’immersione su questo mercantile è particolarmente interessante, in quanto si tratta del relitto meglio conservato dei quattro presenti su questo fondale: il Ghiannis è adagiato su un fondale sabbioso a -26 metri di profondità diviso in tre sezioni separate poste parallelamente al reef. Le lamiere offrono rifugio a branchi di pesci vetro, corvine, e cernie rosse e sono state colonizzate da corallo duro e molle, rendendola molto suggestiva dal punto di vista scenografico.

A seguire troveremo il relitto del Carnatic, adagiato sulla fiancata di sinistra a -27 metri di profondità. Lo scafo dopo più di un secolo dall’affondamento, appare oggi molto corroso dal mare ma grazie alla ricca fauna che ne riveste totalmente le sue strutture, si mostra ricco di colore e particolarmente interessante da punto di vista biologico.

Scendendo sulla zona poppiera orientata verso il largo, noteremo gli ampi finestroni di forma rettangolare che davano luce al salone di prima classe. Il grande timone è ancora integro così come la poderosa elica a tre pale. Con un po’ di fortuna sotto il timone potremo incontrare grosse cernie sapientemente nascoste. Ben poco rimane della parte centrale dello scafo, soltanto alcuni resti che lasciano solo immaginare la sua struttura. Proseguendo si incontra la zona di prua che è invece relativamente integra nelle strutture principali mentre le assi che ne rivestivano i ponti sono ormai sparite formando larghe fenditure che permettono ai raggi del sole di filtrare e creare sorprendenti giochi di luce. Nelle zone più in ombra sono presenti nuvole di pesci vetro (glassfish) particolarmente suggestivi. Purtroppo, l’insensata abitudine da parte di molti subacquei di prelevare souvenirs dai relitti, ha privato il Carnatic di uno degli aspetti più affascinanti della sua storia, le casse di legno contenenti le bottiglie di vino e quelle ovoidali di Soda Water sulle quali erano impressi i nomi dei porti di destinazione di Bombay e Calcutta.

Procederemo sul Chrisoula K. (o relitto delle piastrelle, questo era il suo carico), un cargo greco diretto a Jeddah in Arabia Saudita che con i motori a tutta andò a centrare il lato nord orientale del reef di Abu Nuhas, fortunatamente senza vittime.

La violenza dell’urto fu tale che determinò il completo distaccamento della prua che rimase sulla sommità del reef per diversi anni fino a quando i marosi la disintegrarono completamente mentre il resto della nave affondò immediatamente.

Immersione di particolare fascino: appena scesi in acqua, apparirà sotto di noi la maestosa sagoma scura dello scafo adagiato sulla sabbia corallina in posizione perpendicolare rispetto al reef. La zona più profonda di permetterà di vedere l’elica a quadripala e l’enorme timone che costituiscono nel loro insieme una straordinaria inquadratura fotografica. A quote meno elevate troveremo il fumaiolo e proseguendo l’immersione lungo il ponte, raggiungeremo l’apertura delle dove troveremo il carico composto da piastrelle “Made in Italy”,  ammassato in modo caotico all’interno dello scafo a causa dell’urto contro la barriera. Proseguendo oltre, si raggiungerà la zona del troncone di prua dove a mezz’acqua è facile osservare enormi branchi di Platax, davvero emozionanti.

Il quarto relitto della zona sarà il Kimon M., chiamato anche il relitto delle lenticchie in conseguenza del suo carico, ben 4.500 tonnellate di questi legumi. Il Kimon M. si incagliò sul reef di Abu Nuhas nel 1978 e fino al 1982 la sua prua, spezzata, era visibile sul reef; il tempo e le onde hanno corroso le lamiere, facendo così sparire un vero e proprio segnale per le navi di passaggio.

L’immersione del relitto ha inizio dalla poppa e dove si trova il timone e l’enorme elica. Il relitto è ormai purtroppo instabile e la penetrazione è da sconsigliarsi. La perlustrazione esterna ci darà ugualmente modo di portare in superficie moltissime immagini ed emozioni.

Segue!

Manuela Lamanu Manzotti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.