Per scioglierci ancora una volta tra le braccia della natura riprendiamo il discorso da dove eravamo rimasti, rammentando che i polipi degli Antozoi sono le singole unità viventi che formano quelle colonie ramificate, spesso arborescenti ma a volte di altro singolare aspetto, che nell’insieme determinano l’esistenza di ricchi ecosistemi sommersi, talmente belli da rappresentare poi gli ambienti prediletti da quegli umani che lasciano la terraferma per brevi periodi e che, praticando immersioni nell’elemento liquido, siamo soliti definire subacquei.
Le peculiarità della fauna marina e il modo che la vita organica è solita utilizzare per manifestarsi attraverso forma e colore, creano quel mondo sommerso che i nostri sensi ci consentono di percepire, studiando e distinguendo ciò che osserviamo e catalogando il tutto come la nostra cultura ci insegna ormai da tempo. Da subacquei, siamo inevitabilmente portati a scivolare verso un tipo di osservazione biologica, oltre che estetica. Sembra brutto non conoscere ciò che si osserva e si fotografa: sembra importante invece quell’attenzione verso ambienti e fauna marini come anche lo studio, non necessariamente approfondito, degli stessi, conseguente all’osservazione diretta. Detto ciò, ecco che in Mediterraneo gli Antozoi si classificano tra le specie più coinvolgenti e stimolanti ai nostri occhi umani (non sappiamo come appaiono agli altri animali del mare).
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